lunedì 28 febbraio 2011


Il "Paradosso del Prigioniero" ...
... Crescita, Globalizzazione, Concorrenza, "Cartelli", ...

Due malfattori, complici in una rapina, vengono catturati e interrogati dall'FBI. Ad entrambi viene detto che:

  • Se uno solo dei due confessa, avrà condonata la pena ma il complice si farà 7 anni di carcere;
  • se entrambi confessano, verranno condannati a 6 anni;
  • se nessuno dei due confessa, verranno condannati ad 1 anno di carcere.
La teoria dei giochi è (abbastanza) chiara: Confessare ti porta in carcere per 0 o per 6 anni; non-confessare ti procura una condanna a 1 o 7 anni. Conclusione: conviene confessare.
... Eppure è "paradossale" che una teoria matematica porti entrambi a beccarsi 6 anni (entrambi confessano) quando, confidando che l'altro non faccia il furbo, potrebbero entrambi cavarsela con un solo anno di galera tenendo la bocca cucita.


E' il famoso (e studiatissimo, nelle sue decine di varianti) "Dilemma del Prigioniero". Si presta anche ad un simpatico gioco di carte da fare con un amico (e un terzo scommettitore) per giocarsi una bevuta al bar. In fondo alla news vi diamo questa versione "gioco da bar" ...

Durante un viaggio in macchina, nostro figlio (economista per caso ... e pittore per vocazione) ci ha fatto notare che ragionare su questo "paradosso" porta a fare considerazioni intelligenti (forse) e talvolta amare (sempre) sulla concorrenza, sui "cartelli", sulla "necessità" della crescita economica nei moderni mercati, sulla globalizzazione e, guardando al passato, ... sulla ineluttabilità della corsa agli armamenti nucleari di USA e URSS.
( A proposito di "cartelli" avete notato il paradosso che talvolta questi, danneggiando il consumatore ... salvaguardano le risorse naturali? Pensate un po' all'oligarchia delle compagnie petrolifere ...).
L'argomento a noi è parso intrigante e lo proponiamo come spunto ... per ragionarci sopra.

Facciamo qualche esempio.
Perché dobbiamo "sempre" crescere e "più degli altri"? Questa domanda ce l'eravamo già posta in una vecchia news di "nonsolobytes" , per giungere alla conclusione - tagliando il problema con l'accetta - che "crescere meno degli altri" significa perdere fette di mercato (share, insomma) e, in prospettiva, diventare più poveri, meno occupati, e con un minor benessere.

Eppure essere costretti a crescere sempre ci crea uno stress fisico ed emotivo che ci ripropone continuamente il problema se il gioco valga la candela.
I soldi, la scienza, le tecnologie diagnostiche e ... badanti a basso prezzo, ci aiutano oggi a vivere quasi cento anni. Ma vorremmo viverli col sorriso sulle labbra e non con un perenne rodimento di chiccheroni!
E se "facessimo cartello"? se ogni nazione (vogliamo "giocare" con questa ingenuità) si accordasse per una "crescita fisiologica" del PIL (pari, ad esempio, alla pura crescita demografica) e la smettessimo di farci la guerra sul mercato, per crescere di più?

Certamente noi Europei o Nordamericani, che abbiamo raggiunto un buon stato di benessere, potremmo guardarci in faccia e decidere che "si può fare", ma - altrettanto certamente - Indiani (1,1 miliardi di persone), Cinesi (1,3 miliardi) , Brasiliani, Pakistani, ... e tutti gli altri 3,5 miliardi di abitanti di questo pianeta (che ... non sono ancora partiti, questi ultimi, con la crescita) avrebbero qualcosa da ridire.
Loro vorrebbero, PRIMA, raggiungere almeno il nostro stato di benessere e di "diritti acquisiti" (son tornati di moda, oggi che li stiamo perdendo).
Difficile dar loro torto! Loro "devono" crescere più di noi. "Molto" più di noi. E la loro concorrenza (è questa la "globalizzazione") è spietata per questo e molto spesso scorretta (non rispettano, loro, tutte le nostre regole).

E che non vi venga in mente di obbligarli! Sono tanti e grossi! ed hanno l'atomica anche loro. E, soprattutto, hanno "la ragione del bisogno", quando non "la forza della disperazione".

Sono le disuguaglianze attuali a spingere a comportamenti aggressivi. Quando queste disuguaglianze si saranno colmate (o molto ridotte) allora si potrà sperare in un "cartello globale" e vedremo (i nostri pro-pro-pro-pro-nipoti forse) il mondo, finalmente, avviarsi su quella strada che porta alla giustizia sociale e alla pace. ... Così almeno pensavano Marx, Engels e ... il piccolo-grande Giorgio La Pira (lui lo chiamava "il Regno di Dio in terra" ... e sorrideva!).

Forse l'argomento non è dei più allegri (oggi se non si fa "festa" con un cocktail in mano si è "out") ma ... rifletterci un po' su fa bene al cuore e ci fa sentire un po' più "cittadini del mondo".

Ed ecco la nostra versione del "Dilemma del Prigioniero" per ... giocarsi una bevuta al bar:

SCOPO: Farsi pagare l'aperitivo o almeno una parte di questo.
OCCORRENTE: Due giocatori ed uno scommettitore esterno (il barman, se ha voglia di scommettere può andar bene). I tre mettono, ciascuno, una posta di 2 Euro (supponendo che tanto costi un aperitivo). Totale 6 Euro.
I due giocatori hanno, ciascuno, un Asso di Cuori (o comunque rosso - simboleggia la volontà di collaborare) e un Asso di Picche (o comunque nero - simboleggia la voglia di vincere ad ogni costo).

IL GIOCO: Ciascuno dei due giocatori decide (in cuor suo) di calare o l'Asso nero o quello rosso e, senza farlo capire all'avversario lo tiene in mano sul tavolo, mostrandone il dorso.

La decisione avviene sulla base di queste regole:

  • Se entrambi calano un Asso rosso, si dividono la posta (3 Euro a testa. Perde lo scommettitore)
  • Se entrambi calano un Asso nero, lo scommettitore prende 4 Euro (vince 2 Euro) ed i due giocatori prelevano 1 Euro a testa (ne perdono 1, insomma)
  • Se uno cala un Asso nero e l'altro un Asso rosso, chi ha calato l'Asso nero prende 4 Euro, chi ha calato l'Asso rosso non prende nulla e lo scommettitore riprende i suoi 2 Euro.

Quando entrambi hanno "deciso" si rovesciano le carte sul tavolo, mostrandone la faccia, e si prelevano dalla posta le vincite.

IN CONCLUSIONE, con le regole di prima, fatti i conti:

  • Se i due giocatori collaborano (Rosso-Rosso) Hanno mezzo aperitivo pagato dallo scommettitore.
  • Se i due giocatori "si difendono giocando entrambi Nero-Nero" devono, ciascuno, pagarsi il proprio aperitivo e metà di quello dello scommettitore.
  • Se uno dei giocatori vuol collaborare (gioca Rosso) ma l'altro ... lo frega (giocando Nero), chi ha giocato Rosso paga l'aperitivo all'avversario e lo scommettitore si paga il suo.

Il gioco si può ripetere fino ... alla sbornia totale.
E voi? come vi comportate? Provate!

domenica 30 maggio 2010

Ritorniamo al futuro o ci stiamo proiettando ... nel passato?

Ma che, niente niente, stiamo tornando ad una elaborazione "centrale" e lasciamo solo la "presentazione" sul PC?!?

La storia, dagli anni '80, ci mostra cicli rapidi e cicli lenti. Guardiamoci dentro ... sulla spinta di Google, del Cloud Computing e del ... telefonino!

Quando si studia fisica, si impara che un satellite non cade sul pianeta o non sfugge ad esso quando due forze, una centripeta (la forza di gravità) e una centrifuga, si equivalgono.

In politica le spinte "centriste" e quelle "federaliste" (o autonomiste o secessioniste) combattono continuamente aspre battaglie trovando un equilibrio, sempre instabile, risultato di un compromesso tra le "economie di scala" e le necessità nazionali, caratteristiche delle prime, e la snellezza e maggiore efficacia delle seconde.

E nel fantasmagorico mondo dell'IT cosa accade?
Esattamente la stessa cosa. Proviamo a vederne la storia usando uno speciale paio di occhiali: lenti con filtro passa-basso, che consentono di vedere solo le cose gigantesche e le evoluzioni lente ma di lunga durata...

Dagli anni '80 (nasceva il PC, ricordate?) si sono sviluppate forze "rivoluzionarie" che chiedevano l'emancipazione (he-he!) dei giovani Personal Computer e delle loro (rapidamente crescenti) applicazioni, dall'impero "reazionario e conservatore" dei mainframe (IBM, soprattutto).

La lotta è stata dura e, sotto gli occhi di tutti, ci ha portato a quell'instabile equilibrio attuale che vede i mainframe e le grandi server farm, certamente molto ridotti rispetto allo strapotere dei primi anni '80, ma ancora saldamente insediati in posizioni in cui enormi quantità di petabytes richiedono potenze elaborative di teraflops (già petaflops? pensiamo proprio di sì!).

Altri imperi si sono affermati. Uno in particolare: Microsoft. Un nuovo importante monopolio (e non provate a dire di no!) che, in cambio di tante grane in meno per essere "cablati" in rete e scambiarci di tutto, ci spinge ad utilizzare il suo sistema operativo e la sua "suite" di prodotti per ufficio (le cose minori, con i nostri occhiali speciali, non le vediamo).
Una specie di impero napoleonico cresciuto e sviluppatosi dopo la presa della Bastiglia IBM (Ricordate la lotta fra IBM OS2 e MS Windows '95? Potenza del marketing! OS2 era moooolto meglio ma non ebbe chances contro il marketing di Redmond!).

La conquista di quella fortezza ha consentito a Microsoft di insediarsi in tutti i PC e dominare ... il federalismo informatico.
Ma sì! il "potere centrale" poteva permettersi di lasciarlo a IBM (... anche perché, lo sapete bene anche voi, non ce l'avrebbe mai fatta a vincere quella guerra. Qualche piccolo tentativo c'è stato, ma non val neanche la pena di parlarne).

Intanto si sviluppa Internet e, voi ci insegnate, quando nasce qualcosa di nuovo (... e il mercato tira, certo!) sono in molti a buttarcisi a capofitto cercando affermazione ... finché la concorrenza lo consente.
Da questo ribollir d'idee, come in un enorme fuoco d'artificio, schizzano in alto nuovi protagonisti e fanno il loro bell'ombrello di scintille colorate. Alcuni si spengono in fretta, altri restano a dominare piccole nicchie, ... qualcuno diventa un gigante: Google ne è il massimo esempio.

Cosa porta con sé Internet?
  • Una quantità impressionante di informazioni, prima relegate nelle banche dati degli owners e riservate a ristrette cerchie di utenti, viene messa a disposizione di tutti. E' l'era, giurassica, del Web 1.0.
    Poi inizia la crescita esponenziale di questa, già enorme, massa di informazioni perché, con i nuovi strumenti di Internet TUTTI contribuiscono a creare nuova conoscenza (e anche un bel po' di confusione, sì!). E' l'era attuale del Web 2.0.

    Tutti questi peta-peta-peta-bytes convogliano nei cervelli degli umani ... assolutamente di tutto: informazioni utili e non, film belli e brutti, verità e bugie, rivolte di popolo in tempo reale, invocazioni d'aiuto di etnie martoriate dalla guerra, dalla fame, dalle malattie, le amazzoni di Gheddafi, i castelli dorati di qualche emiro, l'auto corazzata di Berlusconi, le immagini del Predator (l'aereo radiocomandato) sopra il G8 de L'Aquila, ... Proprio di tutto!

  • I motori di ricerca diventano lo strumento "vitale" per reperire queste informazioni e gli investimenti di Google per crearne uno migliore degli altri vengono ampiamente ripagati.
    Sono investimenti "veri"; di quelli con il ritorno non-immediato; in ricerca, anche di base: algoritmi matematici per "misurare" il grado di rispondenza di ciò che il motore trova rispetto alle aspettative di chi ha lanciato la ricerca; altri algoritmi per stabilire - in automatico - in quali siti inserire i propri annunci AdSense; programmi per scovare i soliti furbi alla caccia di posizionamenti immeritati; ecc. ecc. ecc.

    Yahoo
    , Lycos, Altavista, ... mah! almeno 3 anni indietro: Oggi la ricerca, al 90 percento, si fa su Google.

  • Per trattare tutti questi dati (memorizzarli, gestirli, trasformarli) occorrono petabytes su petabytes di memorie e teraflops su teraflops di elaboratori.
    Anche i mainframe mostrano la corda, ma ... per fortuna ... nascono nuove tecnologie come il Cloud Computing e la Virtualizzazione, che riescono a far lavorare "in pool" decine o centinaia di mainframe o di giganteschi server (quasi) come se fossero uno solo.

  • Il PC lascia sempre più spazio ai notebook, netbook, smartphone e palmari: sempre più piccoli, onnipresenti, user friendly, grafica straordinaria ... ma "meno potenti" dei PC da 3,5 GHz...

    E, soprattutto, questi strumenti sono sempre di più nelle mani di una folla di semi-dei dell'informatica; esseri mezzo-uomo e mezzo-genio, con una fantasia senza limiti e tempo da spendere per goderne: i giovani!

  • Le reti "fonia" ed i modem da 56 cappabit-al-secondo cedono il passo a ISDN, ADSL, WiFi, WiMax, UMTS, LTE, HSxPA, NGN, ....

    Sempre più economiche (ma ancora care), con o senza fili, onnipresenti (beh! non esageriamo. Il digital divide è ancora lì in attesa di essere superato) ... e sempre più veloci per collegarsi a Internet e raggiungere tutto quel ben di dio di cui al primo punto.
Questi cinque elementi, uniti assieme, sembrano portare SOLO ad una "logica" conclusione: Se le attese degli utenti sono stratosferiche, le informazioni da gestire - convogliare - trasformare sono infinite ma ... gli strumenti degli utenti è più importante che siano piccoli, maneggevoli e con le batterie dalla lunga vita che potenti, il risultato dovrebbe essere uno solo: il ritorno all'elaborazione centralizzata e tutte le risorse dei piccoli smartphone-netbook dedicate alla presentazione, alla grafica, alla fluidità dei video, alla fedeltà dell'audio stereo, alla facilità e intuitività dell'uso (iPhone insegna).

Un client-server prima maniera, insomma. Come quello che sognava IBM dopo l'avvento dei PC.

Questo devono aver pensato in Google. E giù a investire in Cloud Computing, nuovi Storage System, Google Applications e, per tenere a distanza Microsoft e i suoi attacchi sui motori di ricerca, ... anche un nuovo sistema operativo (Chrome OS) basato su un kernel linux, pensato - indovinate un po'? - per l'utenza netbook.

Tutto quadra! Tutto torna! Sembrerebbe proprio così, che ne dite?

... Eppure la tecnologia ci ha abituato alle sorprese e non scommetteremmo un Euro-cent che domani (o dopo-domani) i dispositivi mobili non siano così potenti e così miracolosamente "connessi" tra loro da creare uno scenario totalmente nuovo e diverso.

Troppo bello e pieno di sorprese questo mondo IT!

La magia ... della magia

Un video "davvero magico" su YouTube.
Pochi giorni fa abbiamo scoperto che c'è un video su YouTube di uno spettacolo di Jerome Murat. Uno straordinario mimo-mago - capace di INCANTARE - che abbiamo deciso di farvi conoscere.
Certo! l'atmosfera del teatro, le luci e le ombre, la musica dal vivo, contribuiscono molto all'incanto ... ma ... ma ... andiamo con ordine!

Un nostro caro amico, portava ancora i calzoncini corti quando, strappato da un letto (nel quale si era rifugiato - raccontava sorridendo - col mal di pancia per la paura) fu scaraventato sul palcoscenico del Teatro degli Astrusi di Montalcino - mantello nero alla Mandrake, papillon e cilindro in testa - per intrattenere il pubblico, per cinque minuti, con qualche gioco di magia, mentre - dietro un sipario - venivano montate le parallele asimmetriche per il saggio ginnico delle ragazze delle magistrali.

Aveva detto che era bravo e quella era ... la punizione per la bugia, ha confessato poi di aver pensato.
Trasformò vino in acqua (le nozze di Cana ... alla rovescia, insomma!), un fazzoletto in un uovo, monete in coriandoli. Fece apparire cinque carte dal nulla e ... uno scroscio di applausi (di amici e parenti, ovviamente) lo inondò.

Da quel momento la sua passione per la magia non lo ha più abbandonato.

E' lui che ci ha fatto vedere (e conoscere) tanti incredibili "prestigiatori", esperti nelle tecniche più varie: micromagia o close up (carte, monete, anelli che, sotto il tuo naso, a venti centimetri, sono ciò che non sono e non sono ciò che sono), cartomagia (ventagli di carte che appaiono dal nulla e sembrano non finire mai. Silvan!), mentalismo (lettura del pensiero, preveggenza, ... prestigiatori non cialtroni!), grandi illusioni (David Copperfield?) e così via...
Tanti incredibili "performer" - sosteneva quel nostro amico - ... ma solo pochi "maghi".

Il comune amico Avvocato Remo Pannain (sì, Avvocato!) è anche lui un bravissimo prestigiatore e un appassionato come pochi (ci siamo chiesti spesso come faccia, ... con uno studio di avvocato da mandare avanti! ... ed è pure un ottimo avvocato, ci dicono).
Ogni anno, a Roma, organizza uno spettacolo teatrale che riscuote un successo di anno in anno maggiore - "Supermagic" - in cui coinvolge artisti-maghi di livello internazionale.
Il prossimo: "Supermagic 2010" (Teatro Olimpico di Roma, dal 22 al 31 Gennaio 2010 ... se non andiamo errati) ... non perdetelo!

E' a "Supermagic" di alcuni anni fa che siamo rimasti incantati davanti alle ... due teste di Jerome Murat.

Ed è lì che abbiamo capito quello che il nostro amico aveva sempre sostenuto: che non è necessario ricorrere a trucchi "miliardari" (alla David Copperfield, per intenderci) per incantare e trascinare il pubblico in un mondo in cui è difficile capire cosa è realtà e cosa illusione.
Ecco! abbiamo capito che questa è la vera magia! Ciò che distingue il grande "artista" da un buon prestigiatore: quando il mago "riesce a farti perdere ogni interesse a capire cosa è realtà e cosa illusione"!
Lo stesso "miracolo" era riuscito a farlo un favoloso illusionista russo di cui non siamo mai riusciti a sapere il nome. Ci capitò per caso di vedere il suo "numero" in televisione. Era una trasmissione in diretta e non c'erano trucchi televisivi. Il "mago" diventava una specie di gigantesca matriosca e, parzialmente nascosto da un drappo istoriato, si muoveva e non si riusciva più a capire se la testa che si vedeva era la sua testa o un pupazzo con faccia di matriosca. Magico davvero!.

Pochi giorni fa - dicevamo - abbiamo scoperto che c'è un video su YouTube di uno spettacolo di Jerome Murat, questo straordinario mimo-mago. Certo! l'atmosfera del teatro, le luci e le ombre contribuiscono enormemente a creare l'incanto ed un video di YouTube, anche se di discreta qualità e visto in full screen non è la stessa cosa! ... ma tanto per darvi un'idea di cosa potreste vedere dal vivo ... forse può bastare.

A dire il vero il numero che abbiamo visto a Roma alcuni anni fa non era esattamente questo (Murat apporta sempre delle piccole variazioni al suo spettacolo, come vedrete). Oggi il magico Jerome ha dato più spazio alla pantomima che all'illusione. Rimanemmo incantati e, per buona parte dello spettacolo, restammo con il dubbio di quale fosse, istante per istante, la testa "vera", la mano "vera", la faccia "vera". Ma ... non ce ne importava niente: eravamo "immersi" nell'illusione.

Abbiamo parlato di "trucchi" e avremmo voluto evitarlo. Tutti danno sempre importanza al trucco, mentre - è la lezione del nostro amico - questo non rappresenta che la minima parte di uno spettacolo di magia.
Guardatevi Jerome Murat e capirete cosa intende!
Voi non avrete difficoltà (se vi metterete a "ragionare" e non vi lascerete "trascinare" dall'illusione) a capire "come fa", ne siamo certi, ma sarete ugualmente conquistati dal fascino "magico" di questsa performance:

https://www.youtube.com/watch?v=wkCmmuiDFcg


Il Cavour: duecentoquaranta metri di tecnologia

"Versatilità strategica e flessibilità tattica" ...
... proprio quello che serve, oggi, all'ICT aziendale.


In una delle nostre precedenti, innumerevoli, vite abbiamo avuto la ventura di fare il ... marinaio!
E siccome - come diceva un nostro caro amico - "tu puoi lasciare la Marina, ma la Marina non lascia te", riusciamo a godere talvolta di privilegi riservati a pochi.

L'ultimo è stata una visita - guidata dal Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio Paolo La Rosa - alla nave ammiraglia della flotta Italiana: La Portaerei Cavour. ... Nave Cavour. ... "Il" Cavour.
"Il" sì!. Perché forse non sapete che, anche se è "una" nave - anzi: "una" portaerei -, le navi da guerra è tradizione che vengano chiamate con il nome al maschile.
E questa tradizione continua, anche se oggi la Marina ha tanti marinai, sottufficiali e ufficiali "donne".
... Ed è una cosa che ci rallegra il cuore. Insieme alla speranza che le navi da guerra servano soprattutto a tenerla lontana e, nel frattempo, a perseguire obiettivi "civili" e "umanitari" come quelli che l'hanno resa famosa in occasione di tante catastrofi, non sempre "naturali".

Come nella missione "Boat People" che, trent'anni fa (Andreotti rege imperante e Zamberletti alla Protezione Civile), impegnò l'ottavo Gruppo Navale Italiano nel Mar Cinese.
Portarono in salvo a Venezia quasi mille profughi Vietnamiti che sfuggivano al massacro, in balia delle onde, su "carrette del mare" peggiori di quelle che oggi affollano il Canale di Sicilia.

L'operazione era "delicata". Doveva essere chiaro - pensiamo - che non rappresentasse una partecipazione militare, schierata su una delle posizioni in lotta.

Quando le nostre navi incontravano una di quelle "carrette" veniva letto agli occupanti (tradotto da Padre Filippo in vietnamita) questo messaggio:

"Le navi vicine a voi sono della Marina militare dell'Italia e sono venute per aiutarvi. Se volete potete imbarcarvi sulle navi italiane come rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Attenzione, le navi vi porteranno in Italia, ma non possono portarvi in altre nazioni e non possono rimorchiare le vostre barche. Se non volete imbarcarvi sulle navi italiane potete ricevere subito cibo, acqua, assistenza e medici. Dite cosa volete fare e di cosa avete bisogno".

Facciamo fatica a non emozionarci a rileggere quel messaggio.
Tutti scelsero di venire in Italia.

Tante altre ne sono seguite, di missioni del genere: Somalia, Libano, Mar Nero, Albania (l'operazione "Pellicano" la ricordate certamente) ... ma torniamo al Cavour! Alla sua "versatilità strategica e flessibilità tattica" e all'analogia con l'IT aziendale in tempi di mercato globale, competitività estrema e, oggi, di crisi.

E' una nave "da guerra" ma che ha - già nel progetto - una vocazione "umanitaria" e "diplomatica". E' come se il Cavour volesse "avvicinare", unire e non dividere.

Cerchiamo di spiegarci meglio ...
Il "modello" su cui è stata progettata è il Garibaldi, l'altra "più piccola" portaerei Italiana, ed è stata realizzata da Fincantieri sotto la guida dei bravissimi ingegneri della Marina (... se la "sliding door" si fosse chiusa un attimo dopo avremmo potuto esserci anche noi tra quelli).
Ma non ci si è limitati a "gonfiare" le misure, a "pantografare" i disegni. Sotto il ponte di volo - 240 metri per 40 - è stato "aggiunto" un ulteriore ponte, completamente insonorizzato anche quando "al piano di sopra" decollano o atterrano quei rumorosissimi aerei STOVL ("Short Take Off & Vertical Landing).

Ci sono gli ampi locali della Centrale Operativa (il "cervello" della nave, dove il Comandante Gianluigi Reversi può avere il completo controllo di "tutto-proprio-tutto") e ... una vera cittadella di ampi locali per gli scopi più disparati.

In realtà si tratta di locali ridimensionabili e riconfigurabili, dotati di tutto ciò che può servire in missioni ... di pace.
Sì! anche di guerra - se necessario - ma, se li vedeste come li abbiamo visti noi, capireste subito che sono "nati" anche per ospitare giornalisti, personale diplomatico, rappresentanze di altre nazioni, profughi - se serve -.
Non a caso (e se non abbiamo capito male) era stata scelta per ospitare le rappresentanze del G8 ed i giornalisti quando ancora si pensava di svolgerlo in Sardegna, a La Maddalena.

La tecnologia impera e quella "informatica" la fa da padrona. Parte dei locali sono già attrezzati con apparecchiature informatiche e parte sono predisposte per ospitare personale dotato di proprie apparecchiature (giornalisti o diplomatici non si ... fidano mai della macchina altrui). C'è "tuttoquellocheserve"! dalle prese di corrente, alle stampanti, alla connettività Internet (sicura, ovviamente!), anche in navigazione in mezzo all'oceano.


Anche l'ospedale di bordo è dotato di tutto (TAC e tele-medicina compresa) e l'unica cosa che ci fa ricordare di essere su una nave da guerra è (sigh!) l'ampiezza dei reparti per ustionati.

Oltre ai circa 500 membri dell'equipaggio, il Cavour può ospitare altre 1.500 persone, in condizioni di normale, ottima, abitabilità. Ma se dovesse servire per una evacuazione di emergenza - ne siamo certi - potremmo mettercene dentro tanti e tanti di più. Migliaia.
Con i suoi giganteschi elicotteri (in grado di decollare ,contemporaneamente, 6 per volta dalle altrettante piazzole) può imbarcare o sbarcare centinaia di persone contemporaneamente.

Se siete pessimisti pensate allo sbarco di soldati, ma se siete ottimisti come noi, pensate a quante persone - in caso di catastrofe o di conflitto - possono imbarcarsi e portarsi in salvo ... in tempi strettissimi.

Questo vuol dire "versatilità strategica". E la rapidità con cui si può adattare ai diversi eventi è la "flessibilità tattica".

Questi termini li ha usati l'Ammiraglio La Rosa illustrandoci le caratteristiche del Cavour.
Noi, in passato, li abbiamo impiegati (proprio questi! forse lo ricordate) per suggerire ai CIO le caratteristiche da ricreare nell'organizzazione del suo Data Center e, soprattutto, nelle sue soluzioni applicative in un mondo globalizzato, di feroce competizione o, come quello di oggi, di crisi economica.

Virtualizzazione dei server, virtualizzazione dello storage, SOA, Business Rules management, Workflow management, Document management, ...

Versatilità e flessibilità, appunto!

Tutto il software che vi serve su una chiavetta da 2 Giga



Spigolando ... si trovano piccole interessanti sorprese.

Oggi una chiavetta da 2 GB "viene via" per meno di 10 Euro. Che ne direste di portarvela in tasca con dentro tutto (o quasi) il software che vi serve per navigare in internet, scrivere documenti, riempire spreadsheet, e così via, utilizzando il primo PC che trovate disponibile dove andate? E senza correre il rischio di lasciare le vostre "tracce" in giro per il mondo?

HI*TEST di Altroconsumo di questo mese ci insegna che lo potete fare scaricando la "Suite di PortableApps.com" dall'omonimo sito.

La Suite e la Piattaforma di PortableAppls.com è GRATIS (parola magica!). Non contiene spyware né pubblicità. Non ha limitazioni di uso e non è una versione "trial". Non dovete acquistare altro hardware o software e non dovete neppure fornire il vostro indirizzo e-mail. E' GRATIS al 100 percento, e può essere copiata e distribuita liberamente.

L'installazione (l'abbiamo provata) è davvero facile e veloce.
Se fate il download della versione Standard (124 MB da scaricare) alla fine vi troverete disponibili un web browser (Mozilla FireFox), un client per la posta elettronica (Mozilla Thunderbird), l'intera suite di Open Office, un calendario-organizer (Mozilla Sunbird), un client di instant messaging (Pidgin), un Antivirus (ClamWin), un audio player (CoolPlayer+), un Sudoku, un gestore di password (KeePass), un PDF reader (Sumatra PDF), un clone del gioco minesweeper (Mines-Perfect), una utility di backup e un menu integrato. Il tutto pre-configurato e pronto per lavorare.

Il sito portableapps.com vi fornisce una piattaforma aperta, che funziona con ogni supporto di memoria voi vogliate (chiavetta USB, appunto, o un iPod, o un hard disk portatile, o ...). L'intera piattaforma è open source costruita intorno un formato "open" che ogni produttore di hardware o di software può usare.

Forse, penserà qualcuno, non è proprio il software cui siamo abituati. In ufficio usiamo MS Office e Outlook? Beh! questa è l'occasione buona per provare anche Open Office e Mozilla Thunderbird. Non ve ne pentirete e scoprirete che anche gli altri programmi riservano piacevoli sorprese e poco hanno da invidiare ai corrispondenti software commerciali a pagamento.

Con la versione "lite" (47 MB da scaricare) invece dell'intera Suite Open Office installerete il solo word-processor "AbiWord". Se avete una vecchia chiavetta da 512 MB è più che sufficiente. Scegliete voi.

Ci sembra corretto, anche, fornirvi qualche informazione sulla fonte...

Le riviste tecniche che parlano di informatica sono oggi rivolte, se non agli addetti ai lavori, quanto meno ad un pubblico di utenti informati e, spesso, smaliziati.
Questo significa che il cittadino "normale" è tagliato fuori da tante informazioni che invece potrebbero essergli utili per evitare acquisti avventati.

Fa eccezione una "rivistina" che ci giunge mensilmente e che sfogliamo sempre con piacere: HI*TEST di Altroconsumo.

E' una bella lezione di umiltà, credeteci. Noi ci consideriamo - se non altro per l'esperienza passata - degli "addetti ai lavori" eppure vi troviamo spesso soluzioni, semplici e (quasi sempre) GRATUITE a qualche problemino di tutti i giorni.

Nell'ultimo numero di HI*TEST abbiamo trovato, tra altre cose interessanti (confronto tra i sistemi operativi degli Smartphone, Considerazioni sul "Cubovision" di Telecom e sull'e-book Kindle2, confronto tra le memory card SD, ...), anche questa "chicca" (spiegata con un linguaggio comprensibile anche per un vecchio pensionato) che potrebbe venire utile anche a voi: "Programmi portatili in chiavetta", appunto.

Sono ormai parecchi anni che siamo associati ad "Altroconsumo" e, a dire la verità, non abbiamo mai rimpianto i pochi Euro necessari per l'associazione.

Altroconsumo è un'associazione di consumatori, la prima e la più diffusa in Italia con i suoi 300.000 Soci, indipendente e senza fini di lucro, per l'informazione e la tutela dei consumatori.

Si finanzia "esclusivamente" con le quote associative dei 300.000 soci e gli abbonamenti alle riviste che pubblica con il suo marchio (tra cui HI*TEST, appunto). Rifiuta qualsiasi forma di pubblicità o sponsorizzazione sulle sue riviste e ogni forma di sovvenzione pubblica o privata e, solo occasionalmente, riceve contributi pubblici finalizzati a progetti specifici.
Questo le consente - a nostro avviso - di mantenere un'assoluta indipendenza e autonomia, sia politica che finanziaria, da istituzioni pubbliche, gruppi politici o sindacali, interessi industriali o commerciali.

Vi sarà certo capitato di assistere in TV, già da quando "Mi manda Rai Tre" si chiamava "Mi manda Lubrano", ai "test comparativi" di diversi prodotti di largo consumo effettuati proprio dal suo. L'associazione ha infatti 140 collaboratori, molti dei quali sono tecnici qualificati e specialisti di settore (ingegneri, medici, alimentaristi, farmacisti, giuristi, esperti finanziari, giornalisti) che si dedicano interamente alle attività di informazione, assistenza e rappresentanza svolte dall'associazione.

Se qualche volta sentite il bisogno di un "giudizio indipendente", o di un "consiglio legale" su un acquisto sfortunato o una multa immeritata, ... ecco! ... Altroconsumo è - a nostro modesto avviso - ciò che vi serve.

(da "nonsolobytes" - Newsletter di CBT www.cbtnews.it)

domenica 12 aprile 2009

Due "chicche" da mostrare agli amici ...


Due chicche da mostrare agli amici.


Un video di "incredibile fascino" e ...
una stampante a getto ... di caffé!

Spigolando per internet si trovano cose incredibili: talvolta di impagabile bellezza, talvolta strane, talvolta così affascinanti da non poter fare a meno di mostrarle agli amici.

Ve ne proponiamo due. Anche perché la prima "chicca" richiede di visualizzare un video di circa 20 Mega (quasi 4 minuti di mpeg 4) e quindi una connessione almeno decentemente veloce.

La seconda è certamente per tutti. Partiamo quindi da questa: la stampante "ecologica" a getto ... di caffé (o di tè, se preferite).

"Non servono inchiostro né elettricità: per stampare bastano i fondi del caffé e olio di gomito" esordisce la newsletter di Zeus News dell'otto febbraio scorso.
Le stampanti inquinano: toner e inchiostri non sono proprio materiali eco-compatibili, e poi c'è da considerare la corrente necessaria per stampare anche solo poche pagine.
Invece, i fondi di caffé e l'olio di gomito sono decisamente più economici ed ecologici.

La Riti Coffee Printer è una stampante che, per riprodurre su carta testi e immagini usa i fondi di caffé avanzati (ma va bene anche il té) e non ha bisogno di essere collegata alla presa elettrica: la "testina di stampa" deve essere spostata a mano dall'utente stesso, avanti e indietro, fino a che il lavoro non è completo.
Quando abbiamo letto questa notizia, lo confessiamo, abbiamo pensato alla solita bufala; alla boutade di qualche bontempone.Poi abbiamo trovato un link che ci ha fatto scoprire che a New York il 27 Febbraio prossimo si premieranno i dieci migliori "oggetti verdi" (green gadgets) progettati e proposti a questa competizione ecologica. E la stampante a getto di caffé è lì, tra le 50 nomination, in attesa di essere votata e scelta da voi.

A dire il vero un dubbio ci è rimasto. Secondo noi la stampante gusto-caffé NON è un "prodotto" ma solo un "progetto". Sicuramente (mah?!?) abbastanza dettagliato e realizzabile ... ma non ancora realizzato. Ci chiediamo se ne esista almeno un prototipo. Le immagini che vi proponiamo e che abbiamo scaricato dal sito di "Green Gadgets", sembrano tanto dei buoni "rendering" di un software grafico piuttosto che delle vere foto.

Comunque un giro su quel sito ( partendo da qui) ve lo consigliamo, se avete un po' di tempo per rilassarvi, per dare un'occhiata alla stampante e alle altre "idee verdi" che competono in quella gara. Alcune davvero interessanti.

E ora invece ... passiamo all'arte! 

h sì! è proprio un'opera d'arte, a nostro avviso, questa animazione realizzata, nel 2006 alla MFA Computer Art, School of Visual Arts di New York, da Goo-Shun Wang.

Il titolo “Hallucii” già vi fa pensare a qualcosa che metterà in dubbio la capacità del nostro cervello di comprendere tutto quello che i nostri occhi vedono.

Se da bambini vi è piaciuto "Alice nel paese delle meraviglie (e ancora aspettate di ... incontrare il Bianconiglio?), se oggi vi piacciono gli oggetti "impossibili", le stampe e i disegni di Escher, se avete letto (e vi è piaciuto) "La Biblioteca di Babele"(*) di Borges e siete rimasti affascinati dai disegni frattali e dai fenomeni scale-independent ... allora ...

... allora questa animazione fa proprio per voi. E' un concentrato di ricorsività, frattalità, infinità, impossibilità, autoreferenzialità e tanti altri "...ità" da far impazzire un saggio.

Se talvolta vi capita di aver bisogno ... di un ansiolitico, beh! prendetene uno e godetevi questa
versione "YouTube".

Ah! una raccomandazione: guardatela fino all'ultimo fotogramma. L'animazione finisce lì!

(*) La Biblioteca di Babele - L'universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella d'una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un'altra galleria, identica alla prima e a tutte.
...
...
(Jorge Luis Borges - 1941)


Crescita, Crisi e ... Contadinità


Aggiungere, a piacere, un pizzico di Comunismo e di Capitalismo


Una volta, quando la miseria era tanta, dare del "contadino" a qualcuno, in Toscana, era una grave offesa. Oggi tutti, in quelle contrade, accettano l'epiteto come un complimento.

La prosperità, talvolta, ha effetti collaterali eccellenti.

Secondo Francesca Colombini Cinelli, di antica famiglia Montalcinese e "signora del Brunello", la "contadinità" è una qualità della persona (di cui si "deve" andare orgogliosi) che la spinge a dare valore e "rispetto" a certi aspetti della vita che oggi, imbevuti come siamo di efficienza, rapidità, industria, metropolismo, ... trascuriamo o consideriamo addirittura deteriori.

Stiamo parlando dei ritmi e dei tempi della natura, dell'onestà (intellettuale e non), del rispetto degli altri (soprattutto dei più deboli), della "parsimonia" (no! non dell'avarizia), del rifuggire lo spreco, della solidarietà. I mezzadri di cinquant'anni fa non sarebbero sopravvissuti alla miseria feroce di quei tempi se non avessero avute "radicate" quelle qualità.

"Com'è bella la città ... com'è grande la città" cantava con sarcastico rimpianto Gaber. "Piena di luci e di colori e di vetrine e di scale mobili. Con tanta gente che lavora, con tanta gente che produce ...".

Beh! noi ci sentiamo contadini-dentro e ne andiamo orgogliosi.

Oggi, soprattutto, che ci arriva sul groppone questa crisi economica.
Viene dall'estero, ci dicono. Non dipende da noi. Mah!? ... C'è ancora un "estero"?

Una vita passata in IBM, con obiettivi che - ogni anno - dovevano crescere a "due digit", tante volte ci aveva spinto a pensare: "... ma perché non possiamo frenare questa crescita frenetica? Non potremmo fermarci e goderci un po' questo stato di benessere?".

Lo stipendio era buono ... ma perché per metterci in tasca gli stessi soldi dell'anno precedente dovevamo sempre vendere il venti percento in più?. (Prendete nota. Ritroveremo questa frase poi).
Saranno stati gli studi da ingegnere (e non da economista) o la connaturata ... "contadinità" ... ma noi quella "necessità di crescere sempre" non eravamo mai riusciti a digerirla. Però non c'era tempo per fermarsi ad analizzare il problema. Dovevamo correre e produrre per quella crescita a due digit.

"Execute" era il motto. Erano finiti i tempi del "Think" che campeggiava sul retro della targhetta col nome, sulle scrivanie dei nostri manager al momento della nostra assunzione.

Poi nostro figlio ha voluto laurearsi in economia e commercio. ... Ecco! quello era il momento per approfondire il tema e riuscire finalmente a capire "perché" non crescere doveva equivalere a morire.

Ci abbiamo provato con impegno: abbiamo studiato Keynes e i post-keynesiani, la Robinson, Ciccone, Vianello, Kalecki e Lavoie. ... Con poco profitto, evidentemente!

Abbiamo solo capito che, per tutti, la crescita era una "necessità" e che l'unica cosa che differenziava una teoria dalle altre era "a spese di chi". Alcuni cercavano di dimostrare che l'unico modo per crescere era tramite la riduzione dei salari dei lavoratori e l'aumento del tasso di profitto - da reinvestire, ovviamente -, altri - Kalecki, nel caso, e pochi altri - cercavano di dimostrare che si poteva crescere anche aumentando i salari e che quella crescita era più stabile e sicura dell'altra. Anche se, forse, meno rapida.

Beh! dai testi sacri non abbiamo però capito "perché". Per averne una vaga idea abbiamo dovuto ricorrere - come spesso ci è successo - al nostro pochi, poveri, esauriti, neuroni.

Allora ... dicevamo ... lo stipendio - in IBM - era buono ... ma perché per metterci in tasca gli stessi soldi dell'anno precedente dovevamo vendere il venti percento in più?

Il mercato "tirava" e riuscivamo a farlo. Sempre con un po' più di sforzo, ma riuscivamo a farlo!

Qui forse era la spiegazione dell'arcano: "il mercato tirava".
Che sarebbe successo se noi non fossimo riusciti a crescere "almeno tanto quanto il mercato tirava"? Probabilmente "qualcun altro" sarebbe cresciuto più di noi, per compensare la nostra incapacità di soddisfare le richieste del mercato e, come si dice, avremmo "perso share". Avremmo perso importanza e la capacità, allora enorme per IBM, di dominare e influenzare il mercato.

Una spiegazione un po' ... da contadini, lo ammettiamo. Però almeno in parte ci convince. Ma torniamo al mercato "globale" di oggi e alla nostra crisi economica.
Tagliando i concetti con l'accetta, il mercato appare un po' come un sistema di vasi più o meno comunicanti in cui i beni richiesti vengono acquisiti da chi è in grado di produrli nel modo "più appetibile" (per costo, qualità, rapporto prezzo-qualità, aderenza alla moda, ecc.). Se la richiesta del mercato cresce (e cresce! Quanto meno perché cresce il numero di umani-consumatori, ma molto meglio - e qui siamo d'accordo con Kalecki - se cresce "anche" perché cresce la capacità di spesa degli stessi umani-consumatori) è "necessario", pena l'estinzione, crescere almeno quanto il mercato (di più: si guadagna share; di meno: si perde).

Tanto per fare un esempio: con l'avvento dei PC negli anni '80 il mercato dell'informatica si è messo a "correre" ad una velocità che IBM non è riuscita a mantenere. Ogni anno, in IBM, si brindava alla crescita del 25% ... con un mercato che cresceva del 50-70%. Lo share, in pochi anni, è crollato in maniera paurosa.

Vabbeh! direte voi, ma questa crisi allora da dove arriva? ... se tutto cresce! ...

Proviamo così: ... Nel mondo ci sono individui poveri e individui ricchi, paesi poveri e paesi ricchi. Il "mercato" con i suoi modelli a vasi più o meno comunicanti (ci sono sempre le politiche protezionistiche, i dazi, i nazionalismi, ecc.) tende a rendere più appetibili (almeno per il costo) i prodotti dei paesi più poveri e - malgrado i protezionismi - alla lunga tende ad equilibrare anche la ricchezza dei vari popoli. Questo è l'aspetto positivo della "globalizzazione". Positivo per i paesi più poveri, s'intende!

Ai paesi più ricchi resta la scelta: o cavalcare la tigre della globalizzazione, approfittando dei vantaggi (nuovi mercati e nuovi consumatori, ma con una perdita di share e di importanza) o ... decidere - finché si è i più forti - di "schiacciare" (annientare?) il più debole con mezzi più o meno condivisibili.

La crisi, secondo noi, non viene dal mercato ma da "questo modello" di mercato. Se il comunismo ha fallito il suo obiettivo di garantire crescita e benessere di un paese, certo oggi - a guerra fredda conclusa - il modello capitalista (almeno quello del "mercato che si controlla da solo") non sta facendo una gran bella figura!

Il mercato ha dimostrato ampiamente (le ultime "dimostrazioni" sono proprio di questi giorni), a nostro avviso, di non sapersi controllare da solo neanche un po'. La finanza a-ruota-libera, le "matriosche aziendali", le "piramidi", i paradisi fiscali, le bolle speculative, le vere-e-proprie-truffe ai danni dei risparmiatori, stanno rivelandosi sempre più frequenti e gravi. Come durante la peste manzoniana ... ogni tanto - sempre più spesso - scoppia qualche bubbone purulento e chi ne fa le spese è, quasi sempre, il cittadino onesto, lavoratore, risparmiatore.

Ma attento, o popolo di "furbetti"! La storia non ha memoria di "vittorie durature" ai danni dei ... contadini-dentro!

P.S. Chiediamo umilmente perdono a tutti coloro che, esperti di economia, mercato, crescita, recessione, ecc. ecc. sicuramente considereranno una banalità e un "accrocco" questo schizzo-in-due-minuti della realtà attuale. Siamo coscienti dei limiti di questa rapida analisi ... ma a noi è bastata per "capire" l'essenza. Il resto, a nostro modesto avviso, sono ... quisquiglie ... pinzillacchere (Totò).

Questo vuole essere solo uno spunto di riflessione, ovviamente. Su come si esce dalla crisi - e se ne uscirà, state certi - potete trovare qualcosa negli altri articoli di questa newsletter, che abbiamo scritto ... prendendo, a nostra volta, spunto dalle considerazioni di esperti più qualificati di noi.


Fold-it: Piegare proteine per gioco aiuta la scienza


Da un progetto dell'Università di Washington
un "gioco" per contribuire al progresso scientifico!

Ebbene sì, lo confessiamo, abbiamo passato l'estate a cercare telline a mani nude e a ... "piegare" proteine!

La prima attività ha causato un grande godimento alle papille gustative e l'immancabile innalzamento del peso corporeo di quasi 4 chili (porzioni da due etti di spaghetti ... che vergogna!), la seconda - pur tra i lazzi, i frizzi e gli sfottò di amici e parenti - un divertimento stimolante (la "gara" è avvincente) ed un aumento delle nostre conoscenze su proteine, aminoacidi e ingeneria genetica.

In breve: le proteine sono delle (di solito lunghe) catene di aminoacidi (elementi chimici a base di carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto e zolfo) e, qui sul nostro pianeta, sono alla base della vita.

La formula chimica di una proteina è quasi sempre nota. Quello che invece non è noto è come questa lunga "salsiccia" di aminoacidi resta "aggomitolata" su se stessa (la terminologia, noterete, è squisitamente "tecnica". Da esperto insomma!).
Eppure il modo in cui la proteina è aggomitolata (appunto!) è fondamentale, perché ne determina le caratteristiche più "utili alla vita". Ad esempio: le catene periferiche della stessa che si trovano all'interno sono inefficaci nella "relazione" con l'esterno, con i farmaci, con altre proteine, ecc. Quelle che contano sono le "appendici" rivolte verso l'esterno ... ed è fondamentale sapere quali sono.

Centinaia - forse migliaia - di progetti di ricerca cercano di stabilire come sono "piegate" le proteine ed utilizzano ... la forza bruta!

In altre parole: le provano tutte!

Per fare questo utilizzano super-computer da centinaia di milioni di Euro, o sistemi di "Grid Computing" in cui il lavoro è "parcellizzato" e distribuito a migliaia di PC "volontari" che lavorano sotto-sotto (in background) senza che neppure ve ne accorgiate (del World Community Grid di IBM abbiamo già parlato in una precedente news ).

I ricercatori dei Dipartimenti di Computer Science & Engineering e di BiochimicaUniversità di Washington stanno cercando, invece, di capire se può essere utile coinvolgere gli "umani" in questo processo, per sfruttare la nostra capacità di sintesi e di valutazione "visuale" (della probabilità di una certa configurazione del "gomitolo" della proteina).

Hannno quindi inventato un gioco - il
dell'"fold-it" appunto - con il quale, in rete o off-line, ci viene data l'opportunità di "piegare" una singola proteina (proposta dal gruppo di ricerca, ovviamente) con uno strumento di grafica tridimensionale davvero ben fatto.

Il tutto in "gara" con altri (folli?) piegatori. Se siete on-line vivrete l'emozione di superare in classifica qualcun altro, la rabbia di essere superati, la frustrazione di non vedere crescere il vostro punteggio (... quando altri hanno duecento punti più di voi!) e la gioia di effettuare appassionanti rimonte.

Il punteggio ottenuto riflette, riteniamo, l'energia totale del "gomitolo" di proteina che, immaginiamo, deve essere la minore possibile (... o la maggiore ? mah!?!).
Dopo alcuni giorni in cui una proteina non riesce a migliorare il proprio punteggio, gli organizzatori la tolgono dal "gioco" e ne propongono altre. Quella configurazione individuata dai contendenti come la migliore viene "restituita" al gruppo di ricerca per le verifiche di laboratorio (se corrisponde a quella "reale" reagirà in maniera opportuna agli esperimenti di verifica). In caso di fallimento viene riproposta ai "giocatori" con una diversa configurazione di partenza.

Se vi dice bene (un po' di fortuna ci vuole, è vero) potrete avere la soddisfazione di vincere la gara. A noi è successo una volta con la "75: Antifreeze Protein". Una proteina con 65 catene secondarie. Chissà se abbiamo individuato la configurazione reale!?

Ora immaginatevi la scena: Sette di mattina, fresco piacevolissimo, il tavolo di un bar in riva al mare, cornetti ancora caldi ripieni di crema, un cappuccino, il PC acceso e collegato a internet (Nokya 6630, UMTS e tariffa flat di TIM da 25 Euro/mese) ... e un paio d'ore di FOLD-IT!

Una pacchia, prima di andare ad arrostirsi sulla spiaggia o, in mare, a "raspare" telline nella sabbia!

P.S. Se volete provarci anche voi (basta registrarsi e scaricare il programma 3D) questo è il link al sito del progetto .


Ma il nucleare conviene davvero?


Costa più il "petrolio" o il "nucleare"?


Il mistero del "confronto impossibile"

Ma insomma OGGI (petrolio a 150 dollari al barile) il nucleare conviene o no? La domanda sembra quasi cretina per la sua semplicità.
Con tutti gli scienziati che ci sono nel mondo volete che non ce ne sia uno che sappia fare "due conti della serva" e dirci se oggi costa di più un Kilowattora ottenuto da una centrale a gas o quello ottenuto da una centrale nucleare?

Sembra che non ci sia! E questo è un tarlo che ci rode da tanto tempo!

Eppure dovremmo essere capaci anche noi di mettere due conti in croce! Un bel po' di tempo fa qualcuno, in quel di Pisa, ci diede, con lode e abbraccio accademico, una laurea in Ingegneria Meccanica. Molti colleghi "normalisti", ignari del fatto che di lì a non molto ci sarebbe stato un referendum in materia, avevano scelto un ramo diverso: Ingegneria Nucleare. Erano dei veri e propri genii e quando parlavano di raggi gamma e fotoni ... provavamo un deciso complesso di inferiorità!

La ricorrente diaspora degli studenti "pisani" (in realtà quasi nessuno di noi era di Pisa) ci ha portato a seguire le strade più disparate e loro, cessato l'impegno dell'Italia nel nucleare, hanno dovuto utilizzare i loro preziosissimi neuroni per qualcosa di diverso (qualcuno, tenace, è "emigrato" in Francia). Noi, invece, dimenticate in fretta le equazioni di Mueller Breslau, ci siamo dati all'informatica e alla "divisione dei bit" e, piano piano - pensavamo - avremmo anche smesso di pensare al costo del Kilowattora-nucleare.

Non è stato così.

E' vero! non abbiamo mai potuto dedicare alla questione tanto tempo e gli amici "nucleari" erano tutti troppo lontani per porre loro la domanda (è una balla! qualche volta ci siamo incontrati ... ma abbiamo parlato di donne e di ricordi. ... O di ricordi-di-donne? ... Mah?!?).

Eppoi, in fin dei conti, qualcuno, prima o poi, alla televisione (magari il solito, adorato, Piero Angela) avrebbe dissipato il dubbio.

Macché! Sembra che lo facciano apposta, nessuno ce lo vuole dire!

Ieri abbiamo avuto la fortuna di partecipare ("assistere come un baule" sarebbe l'espressione più giusta) ad una riunione di cervelli (tra i più "fini" che abbiamo in Italia, credetemi) che discutevano di reti elettriche.

Il discorso è caduto - a un certo punto, quasi per caso - sulla convenienza economica delle centrali nucleari. Un uomo politico (uno dei non-molti che abbiano "fatto" cose intelligenti - e non solo "proposto di fare" - quando erano al governo) ha fatto la domanda che noi - ritenendola banale - non avevamo il coraggio di fare: "Vabbé! ma qual è il prezzo del petrolio che rende indifferente - da un punto di vista economico - la scelta tra gasolio e nucleare?".

Silenzio di tomba! Eppure, secondo me, doveva esserci tra loro qualcuno "con la risposta in tasca". Magari approssimativa ... ma lì, pronta per essere tirata fuori. ... NIENTE ...

Non è possibile, ci siamo detti, è un mistero! Vuoi vedere che la risposta, semplicemente, non c'è!
E se non c'è ... perché non c'è?

E' il nostro solito vizio: non smettiamo mai di farci domande. Dovrebbe avere un nome questa sindrome psicotica. Chissà!
Abbiamo provato a fare qualche (penoso?) sforzo per svelare il mistero. Ecco qua!

Partiamo da zero:
Per sapere quanto costa il Kilowattora-petrolio (per essere più precisi: il Kilowattora-tradizionale (media ponderata delle varie fonti tradizionali: idroelettrico, gas, gasolio, carbone, he-he-he solare, he-he-he eolico) dovrebbe essere semplice.

Almeno in prima approssimazione: si prenda il totale delle bollette degli Italiani, si tolgano le tasse e la stima dei profitti dei gestori-distributori (Enel e compagni), si divida per il totale dei Kilowattora fatturati ed ecco là - bello chiaro - il costo del Kilowattora-tradizionale. Troppo approssimativo? Accontentiamoci!

Proviamo a fare lo stesso per il Kilowattora-nucleare. Qui son dolori! Dobbiamo cominciare con le domande.

Nucleare come? Centrali di seconda o terza generazione? (la prima non ci interessa più, della quarta ne riparliamo tra una ventina d'anni almeno).

Con riprocessamento delle scorie o senza?

Allora ... diciamo: una media ponderata delle varie situazioni attuali (se vogliamo fare i calcoli con quello che c'è e non con quello che deve venire). Il che vuol dire: quasi tutti della seconda generazione (quelli della terza sono pochissimi).

Se vogliamo considerare i reattori di 3a generazione le cose cambiano un pochettino (potrebbero cambiare di più considerando quelli di 3.a+ - soprattutto il modello ESBWR - "E" sta per "economic" - che sono però ancora in fase di progettazione e non ci sono) ' ... ma tutti i numeri relativi ai costi diventano alquanto incerti.

Potremmo anche farlo, tanto, come vedremo in seguito, non sappiamo nemmeno come ammortizzarli questi costi.

Di quale paese consideriamo le bollette?
Ancora la Francia, per esempio, (che ha, se non ricordo male, il 76% di energia elettrica prodotta col nucleare)?

Fermi tutti! Qui il conto non riusciamo più a farlo ... se vogliamo un confronto "omogeneo" con il caso del "tradizionale". Quando stimiamo il profitto del gestore dobbiamo tener presente che, in Francia (ma la situazione credo che sia analoga anche per gli altri paesi europei), le centrali non sono costruite dai gestori ma dallo Stato (ricordiamoci che la Francia è un paese con armi nucleari) ed il relativo costo (ammortizzabile?) non lo vengono certo a dire a noi! E, anche se ce lo dicessero, quale parte imputare alla "Difesa" e quale parte all'uso "Civile" di produzione dell'energia elettrica?

La soluzione si allontana.

Nota Bene: Negli USA, a dire il vero, le centrali sono private ... ma gli incentivi statali sono altissimi (8 miliardi di dollari + 18 miliardi di dollari in prestiti garantiti!) per gli investimenti in nuove centrali. Quindi il discorso non cambia.

Il fatto che, malgrado tutto, da tanti anni non si stiano costruendo nuove centrali (con pochissime eccezioni) - neppure negli USA - dovrebbe dirci qualcosa sulla scarsa "convenienza economica" di questi investimenti. ... Almeno fino ad ora.

Ma non basta: e le scorie?
Se vogliamo un confronto "omogeneo" ecc. ecc. dobbiamo ricordarci che nel caso del "tradizionale" abbiamo considerato nella stima dei profitti dei gestori anche i costi dello smaltimento dei rifiuti generati (ceneri e chissà cos'altro).

Ed il costo dello smaltimento delle scorie nucleari? Non si può stimare?

Amici miei, non sappiamo nemmeno COME smaltire le scorie nucleari! Come potete pensare di saper calcolare QUANTO costa?
Al massimo, considerando che le scorie non le stiamo smaltendo, ma solo accumulando (stoccando, bleah!), possiamo calcolare quanto ci costa - anno dopo anno - questo "accumulo" di scorie.
Per ora! ... ma mica possiamo pensare che "prima o poi" non ci costerà, eh?!? E di questo costo "indefinito" dovremmo tener conto.

Qualche indicazione in più, in materia, potete trovarlo in un interessante articolo sul "riciclaggio del combustibile nucleare", nell'ultimo numero (Luglio 2008) di "Le Scienze".

La soluzione si allontana tantissimo.

Finita qui? Un accidente!
E della centrale nucleare arrivata a fine-vita che ne facciamo?

I costi di dismissione (smantellamento e bonifica del territorio. Delle scorie abbiamo detto sopra) sono enormi.

Ad esempio. per costruire la centrale nucleare di Maine Yankee negli anni '60 gli Stati Uniti investirono 231 milioni di dollari (attualizzati ad oggi). Quando, recentemente, questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo per smantellarla sono stati allocati ... 635 milioni di dollari!

In Italia, solo per smantellare le quattro centrali nucleari esistenti l'International Energy Agency ha stimato un costo pari a 2 miliardi di dollari.
Anche se guardiamo alla "gestione" ci viene da pensare che la "filiera" in cui è inserito il processo produttivo di una centrale nucleare (impianto di fabbricazione del combustibile, eventuale impianto di riciclaggio del combustibile esaurito, ecc.) produce molte cose utili alla difesa (per le armi nucleari, ovviamente, non per gli scarponi della fanteria). E' questo un prodotto secondario (o è secondario il prodotto "energia elettrica", mah?!) che genera un "profitto" che non esiste nella produzione tradizionale di energia elettrica e che influisce anch'esso sul costo del Kilowattora.

Chissà come viene imputato nella "contabilità" dell'intero processo nucleare!?

Stringendo: la "contabilità" della progettazione-costruzione-gestione di una centrale nucleare è (e rimarrà, non solo per motivi politico-militari, ma anche ... contabili) immersa nella nebbia fitta, perché una centrale nucleare non è SOLTANTO un sistema di produzione di energia elettrica e la ripartizione di costi e benefici è effettuata con scelte "politiche".

E' forse questo - riteniamo - che rende impossibile un confronto attendibile con il sistema tradizionale di produzione di energia elettrica.

Il risultato? Ognuno potrà "dimostrare" quello che crede meglio in merito alla convenienza economica del nucleare rispetto alle altre fonti.

State certi, quando un governo deciderà che il nucleare "è conveniente" non avrà alcuna difficoltà nel sostenerlo. E gli oppositori non avranno alcuna difficoltà nel sostenere il contrario.

A noi (che a suo tempo votammo "contro" il nucleare) oggi piacerebbe una soluzione, non demagogica, che tenga conto:
  • dei pericoli (gravissimi, ma con bassissima probabilità) del nucleare,
  • dei pericoli (gravi e molto probabili, della "dipendenza" da una sola fonte (esterna) di energia (petrolio, gas, carbone o uranio che sia),
  • del fatto (certo) che queste fonti - eccettuato il carbone - si esauriranno abbastanza presto. Uranio compreso,
  • dei pericoli (gravi e molto gravi e molto probabili) dell'inquinamento derivante da alcune fonti (petrolio, carbone),
  • dei benefici del risparmio energetico su tutti i fronti (edilizia ed elettronica, soprattutto, dove gli spazi di miglioramento sono amplissimi),
  • del costo alto (molto alto, ma senza alcun pericolo) dell'energia solare e eolica,
  • della inesauribilità di queste ultime fonti (ditemi voi se è poco questo!) e, con un occhio al futuro,
  • degli enormi benefici ma con costi e tempi molto incerti della "fusione" nucleare.
    E qui noi Italiani potremmo dirla lunga!
    Per fortuna, in questo campo, malgrado i finanziamenti da poveracci, Enea e altri enti di ricerca non hanno mai smesso di lavorare.
Tanto per "giocare" e dando dei numeri "a braccia", a noi piacerebbe che, per i prossimi 20 anni, si puntasse, a livello europeo e considerando la "anomalia" del caso francese, a qualcosa di questo tipo (siano comprensivi, per favore, gli esperti!):
  • Non più del 35% di energia da gasolio, carbone, gas (con prevalenza di quest'ultimo), con attiva ricerca per ridurre l'inquinamento;
  • almeno un 35% di energia pulita solare, eolica, geotermica e idroelettrica. Con ricerca intensa, pubblica e privata, per aumentare l'efficienza della captazione. Anche il solare termico porta a ridurre la bolletta elettrica, anche se non produce elettricità, e va quindi sviluppato;
  • non più del 30% di nucleare, dismettendo nel tempo i reattori di 2a generazione (francesi soprattutto) e utilizzando nel breve periodo reattori di 3a generazione e partendo con la 3a+ (per il lungo periodo) e la 4a per il futuro successivo.
    Ricordiamo infatti che, a livello europeo, oggi siamo al 35%, grazie alla Francia. Le centrali di 2a generazione d'oltralpe dovrebbero quindi essere nel tempo smantellate e parzialmente sostituite con centrali di 3a e 3a+.
    A livello mondiale oggi siamo al 16% ed è plausibile puntare al 20%).
  • Investimenti intensi di ricerca pubblica e privata nelle centrali a fissione di 4a generazione e nella fusione nucleare.
  • Investimenti di ricerca privata (incentivata) per il risparmio energetico.
  • Investimenti di ricerca privata (incentivata) per aumentare l'efficienza del solare e dell'eolico.
  • Investimenti di ricerca pubblica-privata per la riduzione dell'inquinamento da combustibili fossili.
Troppo ambizioso ?!?

Nucleare sì ... nucleare no ..., m'ama ... non m'ama ..., nucleare sì ... nucleare no ...


Oggi ci gira la testa!


NO! Non ci sono trucchi elettronici.


Gli occhi "osservano" ... ma è il cervello che "vede"!


Questa maschera che ruota è una versione gif-animata di una mpeg (286 Kb), di migliore qualità che potete scaricare e vedere con Win Media Player o altro programma analogo.

Noi ne siamo rimasti affascinati e (come farete voi. Ne siamo certi!) abbiamo pensato che, essendo una immagine costruita al computer, fosse stata fatta apposta (con un artificio) per apparire sempre positiva (e che ruota, quindi, ora in un senso, ora nell'altro).

Non è così. Con molto sforzo si riesce anche ad immaginare (per qualche istante soltanto) che il retro della maschera sia ... quello che è: semplicemente "il retro di una maschera".

O, per essere più esatti, la ricostruzione computerizzata in 3D del retro di una maschera.

Per gli specialisti: il rendering è fatto al computer, impostando una luce fissa e costante, con un normale programma di grafica tridimensionale.

Ma, vi avvertiamo, il vostro cervello si rifiuterà di riconoscerlo! E' talmente condizionato a "vedere" volti positivi (cioè "nasi" che vengono verso di voi e non infossati in un volto) che non riuscirà a fare a meno di farlo. Il risultato è che vedrete un volto, sempre positivo, che ruota ora in un senso e ora nell'altro.

La spiegazione sta nel fatto che quando si rappresentano su un piano (quello del vostro monitor) immagini tridimensionali, talvolta si ottengono immagini "ambigue". Immagini, cioè, che possono essere interpretate (dal cervello) in più di una maniera. E' questo il caso del "retro" della maschera che può essere interpretato in due modi (uno positivo e uno negativo) ... solo che il vostro cervello si rifiuta di accettare uno dei due.

Dovete avere pazienza, con il vostro cervello!

Non ci credete ancora vero? Per convincervi non abbiamo che un mezzo: farvi vedere un effetto simile con una maschera "vera" (di plastica insomma).

Forse questo video di YouTube, anche se non di eccezionale qualità, riuscirà a convincervi.

Pensate che il retro della maschera colorato forzi il cervello a vedere un volto positivo dove non c'è? Allora guardate quest'altro video, con una maschera di Einstein ... senza colori.

... oppure questa maschera che gira - di plastica anche questa - di Charlot. Stavolta i colori ci sono ... ma solo sul dritto della maschera.

Malgrado questo, il retro continuerà a sembrarvi positivo

Non pensate che queste illusioni ottiche siano solo "un giochetto". In realtà sono oggetto di studi approfonditi per capire come funziona il nostro cervello.

All'Istituto Max Planck per la cibernetica biologica dell'Università di Tubingen si fa sul serio. Se siete interessati questo è il loro sito.

... ci ritroverete anche la nostra maschera che gira!


Un'illusione ottica incredibile


L'illusione ottica "Asincronia per contrasto" è una di quelle che vi fanno mettere in dubbio la funzionlità dei vostri occhi e del vostro cervello ... ma leggete sotto!


Siamo sicuri che, anche a voi, i due dischi piccoli centrali appaiono lampeggiare alternativamente.
Beh! NON E' COSI'. I due dischi piccoli centrali, in realtà, lampeggiano insieme. L'effetto è dovuto al contrasto con i due dischi più grandi che li circondano.
Se cliccate sulla barra inferiore "Add/remove surround", che fa scomparire quei dischi maggiori ... vedrete voi stessi!


mercoledì 23 aprile 2008

2 + 4 = 4 ... Brevettato!


Tra un po' ci diranno che 2+2=4 è stato brevettato e che, se proprio ne avete bisogno, voi potete fare 2+2=4,00000001 e che, se proprio volete che faccia quattro, ... dovete pagare delle royalties a qualcuno.

La notizia [Zeus News - 14 Aprile 2008], che ha risvegliato in noi giovanili furori, è di quelle che di solito passano inosservate e parla di un "brevetto".
L'argomento "brevetti", a partire dal caso Meucci-Bell, fa sempre aumentare a dismisura la nostra, ormai cronica, gastrite e ci ha spinto a considerazioni che esulano dal caso specifico e che abbiamo voluto sintetizzare in questa news. Leggetela fino in fondo, se vi interessa l'argomento:

"Satellite abbandonato a causa di un brevetto
Il satellite Amc-14 non può essere salvato
perché la procedura per il recupero è brevettata.
Verrà quindi fatto schiantare"


Questo il "nucleo" della notizia di Zeus News:

"Ses Americom, la più grande azienda di satelliti commerciali, ha perso uno dei suoi satelliti, Amc-14.
Lanciato in marzo, non è riuscito a posizionarsi nell'orbita geostazionaria prevista e si è quindi rivelato inutile.

La compagnia, ... avrebbe voluto salvarlo riposizionandolo nell'orbita corretta ma, non appena elaborato un piano, ha scoperto che quel sistema era già stato brevettato dalla Boeing: per poterlo utilizzare, quindi, dovrebbe quantomeno pagare.
Il piano prevede ciò che in termine tecnico è chiamato "lunar flyby", ossia una procedura che comporta il passaggio intorno alla Luna: proprio questo processo è protetto dal brevetto registrato da Boeing.

Probabilmente Ses Americom pagherebbe anche quanto dovuto se non fosse che, per sfortuna, ha già un contenzioso legale aperto con Boeing, relativo ad altre faccende. ...
... Ses Americom ha deciso per la distruzione."

Gli altri dettagli della notizia, relativi all'assicurazione del satellite e a cosa potrebbe fare l'assicuratore, non ci interessano.

Ci interessa invece questo fatto (riportato sempre nella notizia citata):
"... A completare il quadro spicca il fatto che il brevetto detenuto da Boeing non avrebbe un gran valore, secondo gli esperti: non reggerebbe se portato dinanzi a una corte, e poté essere registrato solo per l'incompetenza dell'ufficio brevetti"
Tutto ciò non ha però più alcuna importanza, considerato che lo schianto del satellite è previsto entro pochi giorni."

Per rendere la cosa più chiara aggiungerò alcune informazioni importanti che la notizia non riporta:

E' possibile far viaggiare un oggetto nello spazio utilizzando quantità minime di combustibile, sfruttando la forza di gravità dei corpi celesti. Si può viaggiare nel nostro sistema solare - come è illustrato chiaramente in un bellissimo articolo di "Le Scienze" di un annetto o due fa (se non ricordo male) - ... quasi gratis.
Capite bene! Non si tratta di andare, a caso, dove gli altri pianeti ci portano, ma decidendo "noi" dove vogliamo andare e calcolando quale (di solito "strano") percorso ci conviene di più.

E' su queste teorie (consolidate, non fantasie) che si basano i lunghi viaggi interplanetari delle sonde scientifiche (ricordate l'"effetto fionda" intorno a Giove?) e anche la "procedura" di "lunar flyby" che si sarebbe potuto utilizzare se ... non fosse stata brevettata!

Sì! E' proprio come se avessero brevettato ... una legge fisica.
Capirei se avessero brevettato uno specifico software che la utilizza ... ma non sembra questo il caso.

Ma vi rendete conto?!? Un imbecille di un ufficio brevetti accetta la richiesta di brevetto, non di un software specifico, o di un prodotto, o di una procedura di fabbricazione, ma ... del fatto che un software utilizzi "quella legge fisica". Un po' come se, brevettato il fornello a gas che sfrutta il calore per far bollire l'acqua degli spaghetti, voleste impedire agli altri di generare calore con un fornello elettrico o un focolare a legna.

Niente spaghetti se non paghi le royalties!

Come dicevamo all'inizio la nostra gastrite peggiora con queste notizie e, quasi sempre, quando si parla di brevetti rilasciati a vanvera o marchi registrati da "firme" famose.

Soprattutto questi ultimi!

Capiamoci bene! non abbiamo nulla contro la "protezione" di un vero lavoro creativo (spesso lungo, faticoso, rischioso, intelligente, originale) da chi vuole sfruttarne il prodotto - copiandolo - senza perdere tempo, faticare, rischiare, impegnare i propri neuroni e la propria originalità.
Ben vengano la SIAE e tutti gli enti preposti alla difesa di brevetti e marchi ... purché lavorino con coscienza e non si limitino a proteggere i più forti e famosi.

Ce l'abbiamo, invece, con chi vuole solo proteggere un lavoro che in altro non consiste se non nella "selezione" (o "scelta", come preferite) tra i prodotti - di solito: profumi, progetti, disegni di moda, vestiario, scarpe, ecc. - prodotti da uno stuolo di giovani e vecchi - creativi davvero, loro! - talvolta sottopagati.

Questo sì ... questo no! Su questo metto la mia "firma" e su quello no. Ecco il lavoro di queste B.R.A. (Braccia Rubate all'Agricoltura) che tanti di noi amano far diventare miliardari, pagando mille quello che è costato dieci.

Senza contare che, con questa - da noi odiata perché malintesa - globalizzazione, quelle idee si trasformano spesso in prodotti (costosissimi, nelle nostre boutique) grazie alle braccia di persone che hanno il solo difetto di preferire una misera tazza di riso alla morte per inedia.

Sapevate che le vostre costose magliette "firmate" sono quasi sempre prodotte a pochi centesimi in India, Pachistan, Cina, ecc.? Crediamo di sì.

Forse non sapete invece che ne vengono ordinate - diciamo - 10.000.
Ne fanno produrre (tanto non costano quasi niente!) 15.000.
Ne vengono "scelte" (le migliori, immaginiamo, ma non ne siamo per niente convinti) le 10.000 richieste e le altre (spesso altrettanto belle e buone ... ma non "firmate" ... anche se hanno già la loro bella targhetta "originale") vanno ad alimentare un "giro" di prodotti "cosiddetti taroccati".
Questi fanno vivere qualche altro centinaio di persone (di solito venditori, su eBay o altri mercati online), fanno pubblicità al marchio "riconosciuto" e costoso ma ... fanno andare in galera il povero disgraziato che le vende ... perché ... perché chi ha scelto le 10.000 (ordinandone 15.000) non si è neppure preoccupato di far distruggere l'eccedenza o, almeno, di far staccare le targhette (originali anche quelle).

Le cosiddette "perizie tecniche" effettuate presso le nostre dogane sono effettuate, talvolta, da "esperti" inviati dai titolari degli stessi marchi e si limitano a verificare, non la qualità del prodotto (se lo dicono, a nostro avviso, sono balle!) ma solo che il canale di importazione non sia quello ufficiale.

Ma lo volete proprio comprare questo prodotto "firmato"? Noi no.

Il tema è particolarmente delicato, ce ne rendiamo conto, e non vogliamo essere fraintesi:
Un quadro uguale ad un Van Gogh (ma fatto da chi Van Gogh non è) NON è un Van Gogh!

E' anche la nostra opinione e non solo la vostra ... ma una maglietta prodotta dalla stessa ditta che produce quella firmata, con la stessa qualità di lavorazione, con una etichetta altrettanto autentica, E' - sempre secondo noi s'intende - "una maglietta autentica" e se il titolare del marchio non desidera che venga immessa sul mercato, deve essere compito suo evitare che succeda (accordarsi con la fabbrica per la distruzione delle eccedenze, numerare le etichette, mettere in piedi un processo di verifica che non ci siano abusi). Se non ci sono processi stabiliti e scritti ... a cosa servono gli attestati di qualità ISO 9001 e compagnia cantando?

Del brevetto delle cellule e degli altri prodotti (vegetali, animali, ... umani) dell'ingegneria genetica non possiamo parlare per mancanza di spazio ... e timore di una morte prematura per emorragia gastrica.

Per chi vuole saperne di più sul satellite abbandonato: ecco qui il link a Space-Travel


Orario o antiorario?


In che senso gira?


La ballerina sta ruotando in senso orario o antiorario?


La risposta giusta, in questo caso, non c'è. E non c'è nessun trucco!
... Dipende tutto da come usate la testa! da quale dei due emisferi del vostro cervello, destro o sinistro, domina sull'altro.

Se la vostra risposta è : IN SENSO ORARIO ...

... in voi prevale la parte sinistra del cervello, la parte dedicata alla logica, all'attenzione per i dettagli, al linguaggio, alla scienze che si basano su studi empirici, pratici, di comprensione, conoscenza e apprendimento.

La stessa che si occupa di preparare strategie, la parte più pratica di voi.

Per farle invertire rotazione, provate a lasciarvi andare un po' di più, date più spazio alla parte che si occupa di immagazzinare e gestire le immagini e liberate la fantasia e le emozioni.

Se la vostra risposta è : IN SENSO ANTIORARIO ...

... in voi prevale l'emisfero destro, la parte che generalmente svolge le funzionalità che si avvicinano di più al vostro essere impulsivi, la percezione delle sensazioni, alla visione di insieme, all'immaginazione.
Quella che gestisce la vostra percezione dello spazio, le vostre fantasie, l'impeto e il prendersi dei rischi.

Se volete vedere l'immagine girare in senso opposto il consiglio è di provare a concentrarvi di più, a porre più attenzione ai particolari dell'immagine.


mercoledì 12 marzo 2008

Internet, bufale e catene di santi e fanti

Ma sono davvero buontemponi?

Chi non ha mai ricevuto da un amico una e-mail, magari con delle bellissime immagini (3 Mega di roba?) e frasi "strappacore" di amicizia universale, con invito a farla circolare a tutti i propri conoscenti (invito talvolta perentorio e con minacce di jella assicurata in caso di mancata raccolta dell'invito stesso) metta il dito qui sotto.

Ricordate tutti, certamente, la bufala dei "gatti bonzai". Crudelmente allevati in una bottiglia per mantenerli di piccole dimensioni! Sollevò indignate grida di protesta in tutti gli animi gentili. Ne parlò anche la televisione, prima che venisse fuori che era una panzana!

La forma in altri casi è diversa. Talvolta è un appello umanitario angoscioso, lanciato magari da una bambina gravemente malata di cancro (che ne dite della "Danza Lenta"? che gira da diversi anni in rete ed è stata recentemente arricchita di belle immagini di fiori e dell'involontaria sponsorizzazione del Prof. Alessandro Cicognani del S. Orsola di Bologna?).

Qualche altra volta assume invece il carattere di una "opportunità di guadagno facile" che non ci dobbiamo lasciar sfuggire; come nel caso seguente:

"Cari Amici,
Leggete questa lettera ed agite velocemente. Io vi invio questa lettera, in quanto tale informazione mi è stata inviata da un professionista e caro amico. La Microsoft e Aol al giorno d'oggi le più grandi compagnie della rete, per assicurare ad Internet Explorer il posto di programma più usato, hanno testato la versione beta di questo programma.
Quando invierete questa lettera ai vostri amici, Microsoft la controllerà (sempre che essi usino Microsoft Windows) x 2 settimane. Microsoft vi pagherà 245 dollari per ogni persona a cui manderete questa comunicazione. Microsoft pagherà 243 dollari per ogni vostra lettera forwardata e ... ... "

Questa è una delle più grossolane bufale che abbiamo visto girare in rete eppure un mio carissimo amico, ufficiale di gran valore e non comune intelligenza, non ha esitato a girarla ... ad un centinaio di amici, colleghi e conoscenti, aggiungendo "... chissà se è vero, ma nel dubbio vi metto al corrente e provate".

"Sì, è la solita catena di Sant’Antonio. - scriveva quasi due anni fa di questa "bufala" (era già vecchia allora!) Marco Gatti su Week.it - ... (omissis) ... La pubblico, sgrammaticature comprese, perché non è un’email di uno sconosciuto, ma un numero recente della newsletter di Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine lombardo dei Giornalisti nonché (la definizione è sua) grande storico del giornalismo. ...".

Ebbene sì! non solo un Ammiraglio, ma anche il Presidente dell'Ordine dei Giornalisti c'era cascato.

Ma chi mette in giro queste fole (talvolta artisticamente belle e spesso deamicisiane) è davvero un buontempone? Il dubbio ha serpeggiato da sempre nella nostra mente.
Soprattutto quando si vedono girare in rete presentazioni PowerPoint di oltre 4 Megabytes!

In tanti anni che osserviamo il fenomeno (e lo subiamo), una risposta "vera" non siamo stati capaci di trovarla. Interesse a "caricare" la rete di bit inutili certo lo hanno tutti quelli che vogliono vendere banda (e ne hanno a disposizione, ovviamente).
L'interesse a "sovraccaricare" la rete con gli stessi bit inutili lo hanno coloro che vogliono rendere difficile la vita ai navigatori o ... a danneggiare i fornitori di banda che non possono ampliare la loro offerta?
Gli autori potrebbero essere quegli stessi, perversi, creatori di virus e worm i cui interessi sono da ricercare o tra quelli dei punti precedenti o ... in qualche studio di psichiatria.

Crediamo che se ci fosse stata una "ragione" chiara (economica, politica o di altra natura) ... sarebbe venuta alla luce (pur lasciando ignoti i reali autori). Il fatto che questa "ragione ragionevole" sia rimasta per tanti anni oscura ci porta a pensare che ... si tratti proprio di malati mentali!
Sadici psicopatici? Esaltati con mania di protagonismo? Frustrati mitomani? Comunque li vogliamo definire, questi "unabomber informatici" non li sopportiamo proprio più ... anche se abbiamo un ADSL velocissimo. Indovinate un po' come la pensano quelli che la posta la scaricano a 56Kbit perché sono "digitalmente divisi" !!!

O forse qualcuno di voi lettori ha individuato chiaramente (o crede di averlo fatto) le ragioni di questi comportamenti?

Se sì, vi preghiamo, metteteci al corrente! Abbiamo un odio particolare per le domande senza risposta.
Intanto, vi preghiamo, prima di girare una e-mail che ... vi "chiede di essere girata" ... fate un salto sul blog di Paolo Attivissimo (giornalista informatico e cacciatore di bufale - come si definisce) http://attivissimo.blogspot.com , mettete sul campo di ricerca un "pezzetto" significativo del messaggio sospetto e ... vedete il risultato.

Se il messaggio era "sospetto" scommettiamo 100 a 1 che scoprirete la "bufala".

P.S. Se dimenticherete il sito di Attivissimo, usate Google alla stessa maniera. Scommettiamo sempre 100 a 1!


(dalla Newsletter CBT "nonsolobytes" N 18 - Gennaio-Febbraio 2008)