domenica 12 aprile 2009

Ma il nucleare conviene davvero?


Costa più il "petrolio" o il "nucleare"?


Il mistero del "confronto impossibile"

Ma insomma OGGI (petrolio a 150 dollari al barile) il nucleare conviene o no? La domanda sembra quasi cretina per la sua semplicità.
Con tutti gli scienziati che ci sono nel mondo volete che non ce ne sia uno che sappia fare "due conti della serva" e dirci se oggi costa di più un Kilowattora ottenuto da una centrale a gas o quello ottenuto da una centrale nucleare?

Sembra che non ci sia! E questo è un tarlo che ci rode da tanto tempo!

Eppure dovremmo essere capaci anche noi di mettere due conti in croce! Un bel po' di tempo fa qualcuno, in quel di Pisa, ci diede, con lode e abbraccio accademico, una laurea in Ingegneria Meccanica. Molti colleghi "normalisti", ignari del fatto che di lì a non molto ci sarebbe stato un referendum in materia, avevano scelto un ramo diverso: Ingegneria Nucleare. Erano dei veri e propri genii e quando parlavano di raggi gamma e fotoni ... provavamo un deciso complesso di inferiorità!

La ricorrente diaspora degli studenti "pisani" (in realtà quasi nessuno di noi era di Pisa) ci ha portato a seguire le strade più disparate e loro, cessato l'impegno dell'Italia nel nucleare, hanno dovuto utilizzare i loro preziosissimi neuroni per qualcosa di diverso (qualcuno, tenace, è "emigrato" in Francia). Noi, invece, dimenticate in fretta le equazioni di Mueller Breslau, ci siamo dati all'informatica e alla "divisione dei bit" e, piano piano - pensavamo - avremmo anche smesso di pensare al costo del Kilowattora-nucleare.

Non è stato così.

E' vero! non abbiamo mai potuto dedicare alla questione tanto tempo e gli amici "nucleari" erano tutti troppo lontani per porre loro la domanda (è una balla! qualche volta ci siamo incontrati ... ma abbiamo parlato di donne e di ricordi. ... O di ricordi-di-donne? ... Mah?!?).

Eppoi, in fin dei conti, qualcuno, prima o poi, alla televisione (magari il solito, adorato, Piero Angela) avrebbe dissipato il dubbio.

Macché! Sembra che lo facciano apposta, nessuno ce lo vuole dire!

Ieri abbiamo avuto la fortuna di partecipare ("assistere come un baule" sarebbe l'espressione più giusta) ad una riunione di cervelli (tra i più "fini" che abbiamo in Italia, credetemi) che discutevano di reti elettriche.

Il discorso è caduto - a un certo punto, quasi per caso - sulla convenienza economica delle centrali nucleari. Un uomo politico (uno dei non-molti che abbiano "fatto" cose intelligenti - e non solo "proposto di fare" - quando erano al governo) ha fatto la domanda che noi - ritenendola banale - non avevamo il coraggio di fare: "Vabbé! ma qual è il prezzo del petrolio che rende indifferente - da un punto di vista economico - la scelta tra gasolio e nucleare?".

Silenzio di tomba! Eppure, secondo me, doveva esserci tra loro qualcuno "con la risposta in tasca". Magari approssimativa ... ma lì, pronta per essere tirata fuori. ... NIENTE ...

Non è possibile, ci siamo detti, è un mistero! Vuoi vedere che la risposta, semplicemente, non c'è!
E se non c'è ... perché non c'è?

E' il nostro solito vizio: non smettiamo mai di farci domande. Dovrebbe avere un nome questa sindrome psicotica. Chissà!
Abbiamo provato a fare qualche (penoso?) sforzo per svelare il mistero. Ecco qua!

Partiamo da zero:
Per sapere quanto costa il Kilowattora-petrolio (per essere più precisi: il Kilowattora-tradizionale (media ponderata delle varie fonti tradizionali: idroelettrico, gas, gasolio, carbone, he-he-he solare, he-he-he eolico) dovrebbe essere semplice.

Almeno in prima approssimazione: si prenda il totale delle bollette degli Italiani, si tolgano le tasse e la stima dei profitti dei gestori-distributori (Enel e compagni), si divida per il totale dei Kilowattora fatturati ed ecco là - bello chiaro - il costo del Kilowattora-tradizionale. Troppo approssimativo? Accontentiamoci!

Proviamo a fare lo stesso per il Kilowattora-nucleare. Qui son dolori! Dobbiamo cominciare con le domande.

Nucleare come? Centrali di seconda o terza generazione? (la prima non ci interessa più, della quarta ne riparliamo tra una ventina d'anni almeno).

Con riprocessamento delle scorie o senza?

Allora ... diciamo: una media ponderata delle varie situazioni attuali (se vogliamo fare i calcoli con quello che c'è e non con quello che deve venire). Il che vuol dire: quasi tutti della seconda generazione (quelli della terza sono pochissimi).

Se vogliamo considerare i reattori di 3a generazione le cose cambiano un pochettino (potrebbero cambiare di più considerando quelli di 3.a+ - soprattutto il modello ESBWR - "E" sta per "economic" - che sono però ancora in fase di progettazione e non ci sono) ' ... ma tutti i numeri relativi ai costi diventano alquanto incerti.

Potremmo anche farlo, tanto, come vedremo in seguito, non sappiamo nemmeno come ammortizzarli questi costi.

Di quale paese consideriamo le bollette?
Ancora la Francia, per esempio, (che ha, se non ricordo male, il 76% di energia elettrica prodotta col nucleare)?

Fermi tutti! Qui il conto non riusciamo più a farlo ... se vogliamo un confronto "omogeneo" con il caso del "tradizionale". Quando stimiamo il profitto del gestore dobbiamo tener presente che, in Francia (ma la situazione credo che sia analoga anche per gli altri paesi europei), le centrali non sono costruite dai gestori ma dallo Stato (ricordiamoci che la Francia è un paese con armi nucleari) ed il relativo costo (ammortizzabile?) non lo vengono certo a dire a noi! E, anche se ce lo dicessero, quale parte imputare alla "Difesa" e quale parte all'uso "Civile" di produzione dell'energia elettrica?

La soluzione si allontana.

Nota Bene: Negli USA, a dire il vero, le centrali sono private ... ma gli incentivi statali sono altissimi (8 miliardi di dollari + 18 miliardi di dollari in prestiti garantiti!) per gli investimenti in nuove centrali. Quindi il discorso non cambia.

Il fatto che, malgrado tutto, da tanti anni non si stiano costruendo nuove centrali (con pochissime eccezioni) - neppure negli USA - dovrebbe dirci qualcosa sulla scarsa "convenienza economica" di questi investimenti. ... Almeno fino ad ora.

Ma non basta: e le scorie?
Se vogliamo un confronto "omogeneo" ecc. ecc. dobbiamo ricordarci che nel caso del "tradizionale" abbiamo considerato nella stima dei profitti dei gestori anche i costi dello smaltimento dei rifiuti generati (ceneri e chissà cos'altro).

Ed il costo dello smaltimento delle scorie nucleari? Non si può stimare?

Amici miei, non sappiamo nemmeno COME smaltire le scorie nucleari! Come potete pensare di saper calcolare QUANTO costa?
Al massimo, considerando che le scorie non le stiamo smaltendo, ma solo accumulando (stoccando, bleah!), possiamo calcolare quanto ci costa - anno dopo anno - questo "accumulo" di scorie.
Per ora! ... ma mica possiamo pensare che "prima o poi" non ci costerà, eh?!? E di questo costo "indefinito" dovremmo tener conto.

Qualche indicazione in più, in materia, potete trovarlo in un interessante articolo sul "riciclaggio del combustibile nucleare", nell'ultimo numero (Luglio 2008) di "Le Scienze".

La soluzione si allontana tantissimo.

Finita qui? Un accidente!
E della centrale nucleare arrivata a fine-vita che ne facciamo?

I costi di dismissione (smantellamento e bonifica del territorio. Delle scorie abbiamo detto sopra) sono enormi.

Ad esempio. per costruire la centrale nucleare di Maine Yankee negli anni '60 gli Stati Uniti investirono 231 milioni di dollari (attualizzati ad oggi). Quando, recentemente, questa centrale ha terminato il suo ciclo produttivo per smantellarla sono stati allocati ... 635 milioni di dollari!

In Italia, solo per smantellare le quattro centrali nucleari esistenti l'International Energy Agency ha stimato un costo pari a 2 miliardi di dollari.
Anche se guardiamo alla "gestione" ci viene da pensare che la "filiera" in cui è inserito il processo produttivo di una centrale nucleare (impianto di fabbricazione del combustibile, eventuale impianto di riciclaggio del combustibile esaurito, ecc.) produce molte cose utili alla difesa (per le armi nucleari, ovviamente, non per gli scarponi della fanteria). E' questo un prodotto secondario (o è secondario il prodotto "energia elettrica", mah?!) che genera un "profitto" che non esiste nella produzione tradizionale di energia elettrica e che influisce anch'esso sul costo del Kilowattora.

Chissà come viene imputato nella "contabilità" dell'intero processo nucleare!?

Stringendo: la "contabilità" della progettazione-costruzione-gestione di una centrale nucleare è (e rimarrà, non solo per motivi politico-militari, ma anche ... contabili) immersa nella nebbia fitta, perché una centrale nucleare non è SOLTANTO un sistema di produzione di energia elettrica e la ripartizione di costi e benefici è effettuata con scelte "politiche".

E' forse questo - riteniamo - che rende impossibile un confronto attendibile con il sistema tradizionale di produzione di energia elettrica.

Il risultato? Ognuno potrà "dimostrare" quello che crede meglio in merito alla convenienza economica del nucleare rispetto alle altre fonti.

State certi, quando un governo deciderà che il nucleare "è conveniente" non avrà alcuna difficoltà nel sostenerlo. E gli oppositori non avranno alcuna difficoltà nel sostenere il contrario.

A noi (che a suo tempo votammo "contro" il nucleare) oggi piacerebbe una soluzione, non demagogica, che tenga conto:
  • dei pericoli (gravissimi, ma con bassissima probabilità) del nucleare,
  • dei pericoli (gravi e molto probabili, della "dipendenza" da una sola fonte (esterna) di energia (petrolio, gas, carbone o uranio che sia),
  • del fatto (certo) che queste fonti - eccettuato il carbone - si esauriranno abbastanza presto. Uranio compreso,
  • dei pericoli (gravi e molto gravi e molto probabili) dell'inquinamento derivante da alcune fonti (petrolio, carbone),
  • dei benefici del risparmio energetico su tutti i fronti (edilizia ed elettronica, soprattutto, dove gli spazi di miglioramento sono amplissimi),
  • del costo alto (molto alto, ma senza alcun pericolo) dell'energia solare e eolica,
  • della inesauribilità di queste ultime fonti (ditemi voi se è poco questo!) e, con un occhio al futuro,
  • degli enormi benefici ma con costi e tempi molto incerti della "fusione" nucleare.
    E qui noi Italiani potremmo dirla lunga!
    Per fortuna, in questo campo, malgrado i finanziamenti da poveracci, Enea e altri enti di ricerca non hanno mai smesso di lavorare.
Tanto per "giocare" e dando dei numeri "a braccia", a noi piacerebbe che, per i prossimi 20 anni, si puntasse, a livello europeo e considerando la "anomalia" del caso francese, a qualcosa di questo tipo (siano comprensivi, per favore, gli esperti!):
  • Non più del 35% di energia da gasolio, carbone, gas (con prevalenza di quest'ultimo), con attiva ricerca per ridurre l'inquinamento;
  • almeno un 35% di energia pulita solare, eolica, geotermica e idroelettrica. Con ricerca intensa, pubblica e privata, per aumentare l'efficienza della captazione. Anche il solare termico porta a ridurre la bolletta elettrica, anche se non produce elettricità, e va quindi sviluppato;
  • non più del 30% di nucleare, dismettendo nel tempo i reattori di 2a generazione (francesi soprattutto) e utilizzando nel breve periodo reattori di 3a generazione e partendo con la 3a+ (per il lungo periodo) e la 4a per il futuro successivo.
    Ricordiamo infatti che, a livello europeo, oggi siamo al 35%, grazie alla Francia. Le centrali di 2a generazione d'oltralpe dovrebbero quindi essere nel tempo smantellate e parzialmente sostituite con centrali di 3a e 3a+.
    A livello mondiale oggi siamo al 16% ed è plausibile puntare al 20%).
  • Investimenti intensi di ricerca pubblica e privata nelle centrali a fissione di 4a generazione e nella fusione nucleare.
  • Investimenti di ricerca privata (incentivata) per il risparmio energetico.
  • Investimenti di ricerca privata (incentivata) per aumentare l'efficienza del solare e dell'eolico.
  • Investimenti di ricerca pubblica-privata per la riduzione dell'inquinamento da combustibili fossili.
Troppo ambizioso ?!?

Nucleare sì ... nucleare no ..., m'ama ... non m'ama ..., nucleare sì ... nucleare no ...


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